Si, proprio
questo è l’incredibile! Che io abbia letto un libro del genere, un libro che
parla di fisica…e soprattutto che mi sia piaciuto!
“Sette brevi
Lezioni di Fisica” di Carlo Rovelli, fisico teorico. Mi
era stato consigliato da un’amica, la quale aveva aggiunto “Non sempre e’ stato
facile capire ….ma l'ho letto con piacere!” Devo ammettere di essere d’accordo con lei. Come
al solito, però, non mi sono fermata
davanti ai dubbi e, in un modo o nell’altro, ho chiesto conferme, mi sono
informata. Il tutto è diventato molto più chiaro e quindi più apprezzabile.
Sette brevi
lezioni di fisica, appunto: una sulla più bella delle teorie, così Carlo
Rovelli chiama quella di Einstein, poi i quanti, l’architettura del cosmo, i “quarks” (parola che appare in Finnegans Wake di James Joyce), la
teoria dei loop, la probabilità e il
tempo, e per finire, “noi”.
Rovelli le
chiama “lezioni”: a una persona come me, le cui uniche nozioni di fisica si
basano sulle reminiscenze scolastiche, rafforzate
dall’esperienza, più che lezioni sono
sembrate delle chiacchierate, dei racconti di cui chi ascolta vuole sapere il
finale. Probabilmente carenti di dettagli agli occhi dei più esperti. Ma
certamente assolutamente coinvolgenti.
Mi piace
citare alcuni punti che mi hanno portato a riflettere e su cui invito chi sta
leggendo a fare delle considerazioni.
“La relatività generale ci ha insegnato che lo
spazio non è una scatola inerte, bensì qualcosa di dinamico: una specie di
immenso mollusco mobile in cui siamo immersi…”
Riguardo ai
quanti sostiene che questi “non sono in
uno spazio ma sono essi stessi lo spazio”
“..il cambiamento è
ubiquo….Non c’è più uno spazio che “contiene” il mondo e non c’è più il
tempo “lungo il quale” avvengono gli
avvenimenti….solo processi elementari dove spazio e tempo interagiscono tra
loro in continuazione”
E poi la domanda “cosa è
il presente?” : “le cose che esistono sono quelle nel presente: il passato non
esiste (più) e il futuro non esiste (ancora). …la nozione di “presente” è anch’essa soggettiva…”
“Il “presente” non esiste
in modo oggettivo più di quanto non esiste un “qui” oggettivo, ma le
interazioni microscopiche del mondo fanno emergere fenomeni temporali per un
sistema che interagisce solo con medie di miriadi di variabili. La nostra
memoria e la coscienza si costruiscono
su questi fenomeni statistici che non sono invarianti nel tempo”.
Una frase che mi ha colpito “L’immanifesto è molto più vasto del manifesto”: mi ricorda
molto Le petit Prince, di Saint-Exupery
“On ne voit bien qu’avec le coeur. L’essentiel
est invisible pour les yeux”
E ancora nel finale “ Noi
siamo fatti della stessa polvere di stelle di cui sono fatte le cose e sia
quando siamo immersi nel dolore si quando ridiamo e risplende la gioia non
facciamo che essere quello che non possiamo che essere: una parte del nostro
mondo”
Ecco, degna conclusione
per un saggio che più che una lezione di fisica è una considerazione sul mondo,
sull’universo, sui cambiamenti. Il tentativo è di spiegarli attraverso la scienza. Non sempre è possibile.
Ecco perché l’ho letto
come fosse una favola!
Per chi volesse saperne di più, vi invito a leggere quest'articolo.
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