Lo avevo accennato in un precedente post….la tentazione era
forte…ho chiesto alla mia amica se era il caso
che leggessi questo libro dopo
che me lo aveva prestato e ne avevo letto le prime pagine…
“Mi sa che fuori è primavera” di Concita De Gregorio. Il
titolo rappresenta il finale, l’ultima riga. Ed è la giusta conclusione per chi
nella vita ha provato un dolore grande, un’esperienza sconvolgente, di quelle
che travolgono anima e corpo. Ma la
storia si conclude con un’esclamazione di sorpresa….mi sa che fuori è
primavera….!!
Si, la vita fuori continua….
Non starò qui a raccontare di cosa parla, non ce la farei! Si
tratta di un fatto di cronaca accaduto qualche anno fa. Ma per la prima volta ho letto parole che toccano
il cuore e l’anima. Parole che raccontano come si guarda il mondo, ma soprattutto
come il mondo ti guarda .
Primo capitolo, prime pagine ed è già sconvolgente.
Un elefante rosa in
mezzo alla stanza durante la familiare cena di Natale.
I regali, le luci,
l’albero. E poi quell’elefante.
Un elefante che nessuno
guarda o fa finta di non vedere. Il
dolore degli altri…..pesante da sopportare.
E poi il “ruolo”….un ruolo che gli altri si aspettano, che è previsto, un vestito che
devi indossare….pesante, pesantissimo a volte.
“Come puoi essere
ancora viva?….Ma il dolore da solo non uccide e io sono viva….niente si
dimentica ma tutto, a momenti, si deve poter mettere in un posto…..spostarlo
sul comodino come fosse un fiore in un vaso, uscire, poi rientrare e ritrovarlo
lì….come potremmo vivere senza placare la memoria, che non vuol dire
arrendersi, o dimenticare……ogni minuto della vita gira intorno a qualcosa che
non c’è più perché qualcos’altro possa
accadere…c’è bisogno di essere felici…per tenere testa a questo dolore
inconcepibile, C’è bisogno di paura per avere coraggio. E’ l’assenza la vera misura della
presenza…..Vorrei che tu sentissi la mia gioia. Che provassi ad accarezzare
l’elefante rosa mentre tutti lo ignorano , vorrei che gli parlassi
all’orecchio. Digli…di stare tranquillo. Lo porteremo via di lì, lo lasceremo
libero di nuovo, lo andremo a trovare ogni giorno ma non resterà prigioniero
mai più.”
E’ la storia di una madre orfana dei propri figli, a cui è
capitato di subire una perdita talmente grave e inconcepibile da non avere
neanche un termine che la rappresenta nel vocabolario. Si, non esiste un termine
per una madre che perde il proprio figlio.
Una perdita che
diventa l'emblema di tutte le sofferenze che si possono sopportare nella vita,
di fronte alle quali ci si può scoprire in grado di reagire. E ci si può
rialzare, accorgendosi che, se si lascia la porta aperta, una nuova vita è
possibile.
Perché…si......mi sa che fuori è primavera!
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