Friday 13 November 2015

Si, mi sa che fuori è primavera.....

Lo avevo accennato in un precedente post….la tentazione era forte…ho chiesto alla mia amica se era il caso  che leggessi  questo libro dopo che me lo aveva prestato e ne avevo letto le prime pagine…

“Mi sa che fuori è primavera” di Concita De Gregorio. Il titolo rappresenta il finale, l’ultima riga. Ed è la giusta conclusione per chi nella vita ha provato un dolore grande, un’esperienza sconvolgente, di quelle che travolgono anima e corpo.  Ma la storia si conclude con un’esclamazione di sorpresa….mi sa che fuori è primavera….!!
Si, la vita fuori continua….
Non starò qui a raccontare di cosa parla, non ce la farei! Si tratta di un fatto di cronaca accaduto qualche anno fa.  Ma per la prima volta ho letto parole che toccano il cuore e l’anima. Parole che raccontano come si guarda il mondo, ma soprattutto come il mondo ti  guarda .


Primo capitolo, prime pagine ed è  già sconvolgente.

Un elefante rosa in mezzo alla stanza durante la familiare  cena di Natale.
I regali, le  luci,  l’albero. E poi  quell’elefante.
Un elefante che  nessuno guarda  o fa finta di non vedere. Il dolore degli altri…..pesante da sopportare.  E poi il “ruolo”….un ruolo che gli altri si aspettano, che è previsto,  un vestito che devi indossare….pesante, pesantissimo a volte.

“Come puoi essere ancora viva?….Ma il dolore da solo non uccide e io sono viva….niente si dimentica ma tutto, a momenti, si deve poter mettere in un posto…..spostarlo sul comodino come fosse un fiore in un vaso, uscire, poi rientrare e ritrovarlo lì….come potremmo vivere senza placare la memoria, che non vuol dire arrendersi, o dimenticare……ogni minuto della vita gira intorno a qualcosa che non c’è più  perché qualcos’altro possa accadere…c’è bisogno di essere felici…per tenere testa a questo dolore inconcepibile, C’è bisogno di paura per avere coraggio.  E’ l’assenza la vera misura della presenza…..Vorrei che tu sentissi la mia gioia. Che provassi ad accarezzare l’elefante rosa mentre tutti lo ignorano , vorrei che gli parlassi all’orecchio. Digli…di stare tranquillo. Lo porteremo via di lì, lo lasceremo libero di nuovo, lo andremo a trovare ogni giorno ma non resterà prigioniero mai più.”

E’ la storia di una madre orfana dei propri figli, a cui è capitato di subire una perdita talmente grave e inconcepibile da non avere neanche un termine che la rappresenta nel vocabolario. Si, non esiste un termine per una madre che perde il proprio figlio.
Una perdita che diventa l'emblema di tutte le sofferenze che si possono sopportare nella vita, di fronte alle quali ci si può scoprire in grado di reagire. E ci si può rialzare, accorgendosi che, se si lascia la porta aperta, una nuova vita è possibile.

Perché…si......mi sa che fuori è primavera! 





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